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La WILPF Italia chiede: fate il formaggio, non la guerra!

La WILPF ITALIA ha aderito a una campagna condotta da gruppi pacifisti sardi per riconvertire una fabbrica di armi in una industria agroalimentare, che valorizzi il patrimonio di formaggi ovini e caprini, tipici della Sardegna. Scopri di più e unisciti alla campagna!

Split image with a piece of cheese on the left shaped as the front of a bullet on the left. Then the end of a bullet attached to it on the right. With the text: "Make Cheese, Not War!"
Image credit: WILPF
WILPF International Secretariat
31 May 2021

English version here

La WILPF ITALIA ha aderito a una campagna condotta da gruppi pacifisti sardi per riconvertire una fabbrica di armi in una industria agroalimentare, che valorizzi il patrimonio di formaggi ovini e caprini, tipici della Sardegna, facendoli entrare nel circuito commerciale internazionale, che da sempre conosce solo il Pecorino Romano. Tale soluzione è sostenibile tanto più perché si realizzerà un fabbricato in “adobe” (terra cruda) e perché la linea di prodotti sarà rigorosamente biologica. Scopri di più e unisciti alla campagna!  

Invece di produrre armi, perché non fare formaggio? 

Questa proposta  è al centro della campagna in corso per riconvertire una fabbrica di armi sarda in un’industria agroalimentare.

La campagna, lanciata nel 2020 dai gruppi pacifisti sardi Sardegna Pulita e Donne Ambiente Sardegna, è stata subito sostenuta e divulgata dalla WILPF Italia ad altre associazioni in tutta Italia, mediante l’organizzazione di proteste ed eventi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. 

L’iniziativa ha un duplice obiettivo: fermare la produzione e l’esportazione di armi e migliorare il benessere economico degli allevatori e delle allevatrici in Sardegna, alle prese con i bassi prezzi del latte di pecora che impediscono loro di avere un salario dignitoso. 

“In Sardegna, il latte di pecora viene utilizzato per produrre il pecorino romano, un formaggio che non viene consumato qui, bensì esportato negli Stati Uniti e in altri paesi”, dice Ennio Cabiddu, agronomo e co-fondatore di Sardegna Pulita. “In passato, la produzione del formaggio era sovvenzionata, ma il sussidio è stato revocato, spingendo le aziende produttrici a recuperare le perdite abbassando il prezzo del latte. Questo ha causato condizioni di vita insostenibili per gli allevatori e le allevatrici in Sardegna”. 

Nel frattempo, una fabbrica chiamata RWM Italia, situata nella provincia meridionale dell’isola, casa di molti pastori sardi, impiega forza lavoro locale per produrre bombe e munizioni per conto della società madre tedesca, Rheinmetall. Le armi prodotte sono state esportate in Arabia Saudita e usate nel conflitto in Yemen, dove sono state direttamente collegate alla morte di civili yemeniti, mentre la popolazione lotta per sopravvivere nel mezzo della più grande crisi umanitaria del mondo. 

A fine gennaio del 2021, il governo italiano ha annunciato la revoca di licenze di esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – una grande vittoria per le attiviste e gli attivisti della pace. Tuttavia, tale  decisione si applica solo a questi due paesi e all’esportazione di missili e bombe aeree, mentre  non si applica alle autorizzazioni in corso  per altri tipi di materiale di armamento. La RWM continua inoltre a produrre armi che vengono tuttora vendute ad altri paesi del Golfo, come il Qatar. 

L’anno scorso, nel tentativo di fermare la produzione di armi e di offrire una soluzione sostenibile per l’economia locale, Sardegna Pulita e Donne Ambiente Sardegna hanno sviluppato una proposta per convertire la RWM Italia in una industria agroalimentare per la produzione di formaggi tipici, finora apprezzati solo a livello locale ma che meritano di essere proposti in Italia e all’estero.

Una soluzione locale a un problema internazionale

“Questa è una soluzione reale e tangibile che salverà vite all’estero e migliorerà la vita delle persone in Sardegna”, dice Cabiddu. “Trasformando questa fabbrica in un impianto per la produzione di una varietà di formaggi richiesti localmente, i posti di lavoro saranno mantenuti, il prezzo del latte aumenterà e l’economia locale diventerà più prospera”.

Negli ultimi mesi, insieme alla WILPF Italia, gli organizzatori e le organizzatrici della campagna hanno intrapreso una serie di iniziative per attirare l’attenzione sulla loro proposta. Lo scorso dicembre, gli attivisti e le attiviste hanno tenuto una conferenza stampa davanti al Ministero dello Sviluppo Economico per condividere i dettagli della proposta e chiedere al governo di agire. A gennaio, la proposta è stata presentata al Ministro dello Sviluppo Economico durante un incontro virtuale. Sono ora in attesa di un incontro con i membri dell’attuale governo dopo la nomina a febbraio di Mario Draghi come nuovo presidente del consiglio. 

Come hanno chiarito le attiviste e gli attivisti, ci sono molte ragioni per cui il governo dovrebbe sostenere questa iniziativa: prima fra tutte, il fatto che la stessa legislazione italiana sulle licenze di esportazione delle armi (art. 1 (3), legge n. 185 del 9 luglio 1990) prevede che il governo predisponga “misure idonee ad assecondare … la conversione a fini civili delle industrie del settore della difesa”. 

La WILPF Italia alle Nazioni Unite

In collaborazione con il Segretariato Internazionale della WILPF e altre organizzazioni femministe italiane, la WILPF Italia ha inoltre assunto un ruolo di primo piano nel portare avanti le richieste collettive delle attiviste e degli attivisti italiani per la pace attraverso i meccanismi per i diritti umani  delle Nazioni Unite. 

Un esempio sono i rapporti presentati congiuntamente al Comitato sui diritti economici, sociali e culturali e al Comitato per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne delle relazioni che evidenziano l’impatto negativo sui diritti umani nei paesi importatori delle esportazioni italiane di armi. Entrambi questi comitati delle Nazioni Unite hanno posto domande specifiche sul ruolo dell’Italia nelle esportazioni di armi, alle quali il governo dovrà rispondere nelle prossime relazioni su come sta adempiendo agli obblighi in materia di diritti umani derivanti da questi trattati sottoscritti dall’Italia.

“Le armi prodotte in Italia stanno avendo un impatto terribile sulle persone e sulle comunità in Yemen e in altri paesi: chiediamo che l’Italia cessi immediatamente il proprio ruolo in questi conflitti”, dice Enrica Lomazzi della WILPF Italia. “Attraverso i nostri sforzi di sensibilizzazione verso la popolazione e nelle sedi delle Nazioni Unite, vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici portuali in Italia che stanno protestando contro l’attività militare distruttiva del nostro paese, chiedendo soluzioni pacifiche e sostenibili per la creazione di posti di lavoro in Italia”. 

Gli attivisti e le attiviste sperano che il progetto venga finanziato attraverso il Recovery Fund dell’Unione Europea, che è stato concepito per promuovere soluzioni sostenibili di recupero post-COVID-19 ed è attualmente in corso di ratifica.  

Unisciti alla campagna!

La comunità globale della WILPF può sostenere la campagna facendo pressione sul governo italiano affinché agisca. Parla della campagna sui social media usando gli hashtag #MakeCheeseNotWar, #StopVenditaArmi, e #StopRWM, incoraggia gli attivisti e le attiviste in Italia a prendere parte alla mobilitazione e condividi questo post con la tua rete. Ogni atto di resistenza fa la differenza! 

Per maggiori informazioni

Per saperne di più sulla campagna in Sardegna, visita le seguenti risorse:

Per saperne di più sulle attività di sensibilizzazione della WILPF Italia presso le Nazioni Unite, consulta i seguenti documenti o visualizza l’elenco completo delle relazioni:

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WILPF International Secretariat

WILPF International Secretariat, with offices in Geneva and New York, liaises with the International Board and the National Sections and Groups for the implementation of WILPF International Programme, resolutions and policies as adopted by the International Congress. Under the direction of the Secretary-General, the Secretariat also provides support in areas of advocacy, communications, and financial operations.

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Melissa Torres

VICE-PRESIDENT

Prior to being elected Vice-President, Melissa Torres was the WILPF US International Board Member from 2015 to 2018. Melissa joined WILPF in 2011 when she was selected as a Delegate to the Commission on the Status of Women as part of the WILPF US’ Practicum in Advocacy Programme at the United Nations, which she later led. She holds a PhD in Social Work and is a professor and Global Health Scholar at Baylor College of Medicine and research lead at BCM Anti-Human Trafficking Program. Of Mexican descent and a native of the US/Mexico border, Melissa is mostly concerned with the protection of displaced Latinxs in the Americas. Her work includes training, research, and service provision with the American Red Cross, the National Human Trafficking Training and Technical Assistance Centre, and refugee resettlement programs in the U.S. Some of her goals as Vice-President are to highlight intersectionality and increase diversity by fostering inclusive spaces for mentorship and leadership. She also contributes to WILPF’s emerging work on the topic of displacement and migration.

Jamila Afghani

VICE-PRESIDENT

Jamila Afghani is the President of WILPF Afghanistan which she started in 2015. She is also an active member and founder of several organisations including the Noor Educational and Capacity Development Organisation (NECDO). Elected in 2018 as South Asia Regional Representative to WILPF’s International Board, WILPF benefits from Jamila’s work experience in education, migration, gender, including gender-based violence and democratic governance in post-conflict and transitional countries.

Sylvie Jacqueline Ndongmo

PRESIDENT

Sylvie Jacqueline NDONGMO is a human rights and peace leader with over 27 years experience including ten within WILPF. She has a multi-disciplinary background with a track record of multiple socio-economic development projects implemented to improve policies, practices and peace-oriented actions. Sylvie is the founder of WILPF Cameroon and was the Section’s president until 2022. She co-coordinated the African Working Group before her election as Africa Representative to WILPF’s International Board in 2018. A teacher by profession and an African Union Trainer in peace support operations, Sylvie has extensive experience advocating for the political and social rights of women in Africa and worldwide.

WILPF Afghanistan

In response to the takeover of Afghanistan by the Taliban and its targeted attacks on civil society members, WILPF Afghanistan issued several statements calling on the international community to stand in solidarity with Afghan people and ensure that their rights be upheld, including access to aid. The Section also published 100 Untold Stories of War and Peace, a compilation of true stories that highlight the effects of war and militarisation on the region. 

IPB Congress Barcelona

WILPF Germany (+Young WILPF network), WILPF Spain and MENA Regional Representative

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Demilitarisation

WILPF uses feminist analysis to argue that militarisation is a counter-productive and ill-conceived response to establishing security in the world. The more society becomes militarised, the more violence and injustice are likely to grow locally and worldwide.

Sixteen states are believed to have supplied weapons to Afghanistan from 2001 to 2020 with the US supplying 74 % of weapons, followed by Russia. Much of this equipment was left behind by the US military and is being used to inflate Taliban’s arsenal. WILPF is calling for better oversight on arms movement, for compensating affected Afghan people and for an end to all militarised systems.

Militarised masculinity

Mobilising men and boys around feminist peace has been one way of deconstructing and redefining masculinities. WILPF shares a feminist analysis on the links between militarism, masculinities, peace and security. We explore opportunities for strengthening activists’ action to build equal partnerships among women and men for gender equality.

WILPF has been working on challenging the prevailing notion of masculinity based on men’s physical and social superiority to, and dominance of, women in Afghanistan. It recognizes that these notions are not representative of all Afghan men, contrary to the publicly prevailing notion.

Feminist peace​

In WILPF’s view, any process towards establishing peace that has not been partly designed by women remains deficient. Beyond bringing perspectives that encapsulate the views of half of the society and unlike the men only designed processes, women’s true and meaningful participation allows the situation to improve.

In Afghanistan, WILPF has been demanding that women occupy the front seats at the negotiating tables. The experience of the past 20 has shown that women’s presence produces more sustainable solutions when they are empowered and enabled to play a role.

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